COMUNITÀ
Ognuna delle descrizioni che compongono l’atlante, avvio di un più importante e completo lavoro di documentazione da sviluppare negli anni, è frutto di un lavoro di squadra. Primi protagonisti di questo inventario sono quelle comunità, gruppi e individui che con la loro passione e creatività trasmettono le vive tradizioni del Casentino e della Valtiberina alle generazioni future.
Guidato dall’ecomuseo, il lavoro con le scuole del territorio si è intrecciato con quello delle associazioni locali e le proloco, presidi del patrimonio locale. In Casentino, l’associazione culturale la Leggera ha favorito il processo di documentazione partecipativa e l’animazione di incontri con le comunità delle ritualità stagionali. In Valtiberina, il lavoro con le scuole del territorio si è intrecciato con quello delle associazioni locali e dei musei. La collaborazione del Museo della Battaglia di Anghiari è stata fondamentale.
Per rafforzare il ruolo delle comunità patrimoniali, che continuamente si formano e trasformano intorno a elementi vivi della cultura locale – tradizioni orali e cantate, pratiche rituali e festive, artigianati, conoscenze agrarie e della natura, arti dello spettacolo, pratiche ludiche e alimentari – abbiamo elaborato e stiamo sperimentando uno strumento: il “patto di comunità”. Impegnandosi a firmare il patto, le comunità rafforzano il loro ruolo e vengono riconosciute come protagonisti in un sistema di responsabilità e diritti culturali. Un modo efficace per organizzare processi di dialogo con le istituzioni e il mondo della ricerca, facendo valere modalità nuove e condivise di governance culturale, ispirata ai principi di etica patrimoniale (vedi i 12 principi di etica della Convenzione UNESCO).
Un primo Patto di comunità è stato sottoscritto dalla comunità delle ritualità stagionali nel 2023. Queste comunità patrimoniali dialogano con le istituzioni e con i diversi livelli dell’azione pubblica nell’ambito di un più ampio patto educativo territoriale (vedi piattaforma comunità educanti), elaborato grazie al progetto “patrimoni educanti”, con la collaborazione dell’Università di Firenze.