DENOMINAZIONE LOCALE

Bruscello

AREA GEOGRAFICA LUOGO

Stato: Italia

Regione: Toscana

Provincia: Arezzo

Comune: Poppi / Pratovecchio Stia

Località: Casalino, Moggiona, Papiano, Lonnano

NOME

Alto Casentino



DESCRIZIONE

Il Casentino è una zona a vocazione rurale e boschiva con attività legate all’agricoltura, all’allevamento e alla selvicoltura. Il bruscello ha però un’area di rappresentazione ben più vasta. Nel volume del 1955 dedicato al teatro popolare, Paolo Toschi riportava come questo sopravvivesse all’epoca nelle province di Siena, Grosseto, Lucca e Pistoia con propaggini nelle province di Arezzo e Firenze. Uno spoglio più recente dell’antropologo Fresta riportava invece il bruscello diffuso in Valdichiana (Foiano, Monte san Savino, Torrita di Siena, Abbadia, Acquaviva, Montepulciano), nell’area del monte Cetona e dell’Amiata (Le Piazze, Palazzone, Celle sul Rigo, Abbadia san Salvatore). Oggi il bruscello ha perso alcuni dei luoghi in cui era rappresentato ma ne ha altresì guadagnati altri: viene rappresentato in Casentino, in provincia di Siena (Montepulciano, Castelnuovo Berardenga), a San Donato in Poggio frazione di Barberino Tavarnelle, a Casteldelbosco (frazione di Montopoli Valdarno, Pisa).



MAPPE


PERIODICITÀ E OCCASIONI

In origine legato ai riti carnevaleschi, oggi è una manifestazione estiva non vincolata a specifici momenti dell’anno.



NOTIZIE STORICO-CRITICHE

“Il bruscello è una forma di teatro popolare le cui origini risalgono, con tutta probabilità, alla seconda metà del Sedicesimo secolo. Secondo alcuni le due testimonianze più antiche sarebbero due dialoghi scritti da un membro dell’Accademia dei Rozzi di Siena detto il Falòtico, Il Bruscello di Codera e Bruco (1571) e Il Boschetto (1574) (Fresta 1983, Ganz 1962, Patrignani 1993). A partire dall’Ottocento i bruscelli cominciano a essere scritti in un’area che include il Casentino, la Val d’Orcia e la Val di Chiana, principalmente per mano della borghesia delle zone rurali. Secondo Toschi antesignana del bruscello sarebbe invece una forma di contrasto ritualistico drammatizzato legato ai periodi dell’anno in cui venivano celebrati gli annunci pubblici dei fidanzamenti. Delle tre tipologie di bruscello da lui individuate (bruscello caccia, bruscello epico di argomento storico o religioso, bruscello nuziale o mogliazzo), il nuziale sarebbe quello più prossimo ai riti di propiziazione agraria, ricalcando il motivo canonico del contrasto per la mano di una ragazza tra uno o più pretendenti, con le giuste nozze a conclusione e lieto fine. Questo bruscello nuziale pare essere l’unico diffuso in Casentino, come riportato da Gianni Verdi: “Non ho mai sentito un bruscello di argomento diverso dalla storia d’amore delle ragazze da maritare, dei pretendenti veri o falsi, sempre ruotato su questi argomenti qui. Io avendo avuto […] fino ai quindici, sedici anni, in casa conviventi con noi nonni molto anziani, ritengo che negli anni dal Venti in poi i bruscelli fatti siano stati questi”.
Il bruscello casentinese è stato messo in scena regolarmente durante il Carnevale almeno fino alla fine degli anni 40. Uno dei testi più antichi conservati, I Nobili, del dott. Prisco Brilli di Casalino, risale proprio al Carnevale del 1947, ed è un rifacimento di un testo più antico il cui manoscritto era giudicato ormai illeggibile. Vi è poi il bruscello “La forza del destino” di Carlo Brocchi, rappresentato per la prima volta il 1° aprile del 1951. Dopo l’interruzione agli inizi degli anni ’50, il bruscello viene rimesso in scena a Casalino nel 1976; in seguito alla morte dell’ultimo poeta della frazione gli abitanti chiedono al parroco don Carlo Corazzesi di darsi da fare per recuperare questa tradizione. L’aver preservata una copia del testo I Nobili permise la messa in scena come forma di omaggio. Il tentativo di rivitalizzazione, legato alla sola Casalino, si protrae fino al 1987. Nel 1981 il bruscello di Casalino viene messo in scena a Pratovecchio nell’ambito delle celebrazioni per il gemellaggio tra Pratovecchio e Uffenheim.
In Casentino la memoria del bruscello è stata sempre presente, almeno in maniera latente. Caterina Bueno, durante le sue inchieste sul campo, raccoglie dalla voce di Maria Bruschini in Ringressi detta la Caciana, una donna di Papiano, le prime due ottave del bruscello Belinda. Oggi però solo due dei quattro centri del bruscello, Casalino e Moggiona, hanno conservato delle tracce materiali in forma di copioni e di testi, tanto che nel 2017 viene ritrovato in una soffitta di Moggiona il testo del bruscello di Belinda. Il ritrovamento non è del tutto casuale, perché grazie a Gianni Verdi è stata messa in moto una campagna di ricerca di materiali relativi al bruscello, mossa dalle sue conoscenze familiari. A tale proposito Verdi ricorda la memoria presente nella sua famiglia: “Il mi nonno, che era del 1890, quando negli anni ‘70 furono ritirati fuori i bruscelli I nobili, La forza del destino o I gobbi, che erano tre bruscelli degli anni ’40, fine anni ‘50, ha sempre detto che c’era questo bel bruscello di cui si ricordava poche ottave, intitolato “La Beca”, che era stato scritto e dato a quelli di Moggiona perché lo cantassero”. Il ritrovamento di Belinda, mancante solo del coro iniziale, riattiva la rete degli appassionati del bruscello, e grazie all’aiuto di Marco Betti vengono ricostruite le quartine di ottonari del coro iniziale, e a oggi il bruscello può di nuovo essere messo in scena.”



SINTESI - ABSTRACT

“Il bruscello è una forma di teatro popolare cantata in ottava rima, tradizionalmente agito da soli attori uomini anche per le parti femminili. Come forma teatrale è diffuso in un’area non limitata al Casentino, ma che riguarda oggi anche la Val di Chiana e la Val d’Orcia e che pare avere avuto Siena e il suo contado come punto di irradiazione. Purtuttavia, il bruscello casentinese ha delle sue specificità: se in provincia di Siena il bruscello vede la messa in scena di testi epici, agiografici o legati a vicende amorose, in Casentino i testi del bruscello sono ascrivibili a questo ultimo filone, definibile come bruscello mogliazzo. Le opere messe in scena in Casentino, nelle frazioni di Casalino, Moggiona, Lonnano e Papiano, riguardano infatti quasi esclusivamente vicende di amori contrastati e storie d’amore di ragazze con numerosi pretendenti. In questo senso il bruscello casentinese può essere considerato una espressione rituale di una rinascita stagionale della vita attraverso l’amore, grazie a storie carnevalesche e spesso farsesche di seduzione e accoppiamenti. L’interpretazione viene rafforzata anche dalla simbologia del bruscello, il piccolo abete agghindato con ninnoli, coccarde e campanelli attorno al quale ballano gli attori, spesso associato a un simbolo fallico.
Secondo le parole di Gianni Verdi, promotore della rivitalizzazione del bruscello in Casentino, la messa in scena oggi permette di recuperare delle emozioni che alcuni hanno vissuto fin da piccolissimi e che erano andate perdute da quarant’anni. Il recupero della tradizione ha rimesso così in circolo saperi e vissuti che erano un collante latente della comunità.
Aspetto fondamentale del bruscello è l’incontro tra messa in scena di tipo teatrale ed enunciazione in ottava rima. Nel caso del bruscello si tratta infatti di cantare ottave non in occasione di contrasti tra poeti o singole enunciazioni, bensì per narrare vere e proprie storie dotate di un copione. A causa della natura dei copioni, nell’area casentinese sempre legati ad amorazzi e vicende sentimentali, il bruscello condivide, oltre alla teatralità, caratteristiche da pantomima.
Se un tempo il bruscello poteva essere una possibilità di riscatto attraverso il sovvertimento dei ruoli, oggi la messa in scena ha l’importante funzione sociale di incuriosire un pubblico che si interessa di ritualità antiche, di tradizioni locali e di forme di teatro popolare. La sua rimessa in scena oggi ha inoltre una funzione aggregativa per le comunità casentinesi, grazie alla rimessa in circolo di saperi che andavano scomparendo. In aggiunta a ciò, il bruscello è una forma di educazione musicale: attraverso l’ascolto del canto monodico, il bruscello è infatti un modo per essere introdotti a una forma poetica peculiare come l’ottava rima.
Seppur un tempo legato ai rituali stagionali del Carnevale, con la sua messa in scena formalizzata durante le iniziative estive ha reso il bruscello slegato da qualsiasi forma di questua e di scambio di cibo di natura propiziatoria.



ALTRE TRADIZIONI/ELEMENTI IMMATERIALI ASSOCIATI

“In generale il bruscello viene ricondotto a un più generale e antico rito legato alle cerimonie delle promesse di fidanzamento. Per questo motivo esso è in stretto collegamento con altre ritualità ancora oggi diffuse come il Sega la vecchia, le Befanate, i Maggi, le Zingaresche. Nello specifico, nelle parole di Paolo Toschi il Maggio drammatico diffuso nella parte alta della Lucchesìa e della Garfagnana pare possa essere inteso come una sorta di filiazione del bruscello.
Proprio in virtù della sua struttura, il bruscello è quindi strettamente collegato ad alcune tradizioni sia di tipo teatrale sia di tipo musicale, sia a livello strutturale e formale che tematico. Da quest’ultimo punto di vista vi è ad esempio un rapporto tra il bruscello e la versione popolare di Pia de’ Tolomei così come ancora oggi diffusa in vaste aree della Toscana. Secondo Maria Elena Giusti sono tre le fonti popolari da cui hanno tratto ispirazione gli autori dei bruscelli a tema Pia de’ Tolomei, ossia il poemetto del 1821 in ottave del poeta pistoiese Benedetto Sestini, La Pia, seguito da La Pia de’ Tolomei. Tragedia in cinque atti di Carlo Marengo da Ceva, edita nel 1838 e, infine, la popolarissima versione redatta dal poeta illetterato Giuseppe Moroni detto il Niccheri e data alle stampe per Salani nel 1875. Ancora una volta si osserva quindi un collegamento diretto tra tutto ciò che può essere considerato a cavaliere tra tradizione orale e tradizione scritta.
Oltre a quanto detto, il bruscello è in diretto rapporto con le forme di canto popolare diffuse in Toscana, poiché nella messa in scena il canto a contrasto in ottava rima è infatti associato a momenti teatrali veri e propri. È importante sottolineare però come la musica specifica del bruscello si discosti lievemente dal canto in ottava rima così come diffuso in area toscana. Cone riferito da Luca Miani, musicista del gruppo del bruscello in Casentino, la melodia del bruscello anche se è soggetta ad una certa libertà interpretativa ha comunque dei punti cardine caratterizzanti. Oltre alla musica, nella pratica vi è anche una particolare azione coreutica poiché al termine di ogni canto in ottava gli attori danzano intorno al bruscello. I costumi indossati dagli attori sono invece di solito improvvisati. Negli anni ’70 due sarte di Casalino provvedevano invece alla lavorazione dei costumi specifici per i bruscellanti, ma spesso altri abiti erano noleggiati.
[Allegare spartito di Luca Miani]”



SPAZI, OGGETTI E STRUMENTI/ELEMENTI MATERIALI COLLEGATI

“La messa in scena è collegata ad alcuni oggetti specifici. Il più importante tra questi è il bruscello stesso, ossia un abete agghindato con ninnoli, coccarde e campanelli. L’albero usato per la messa in scena varia a seconda delle aree. A Montepulciano, agli inizi del Novecento, pareva essere usato un ramo d’olivo senza particolari decorazioni. In altre zone pare siano stati usato l’alloro, il pino o il leccio, spesso agghindati da arance, frutto dotato di un significato propiziatorio legato alla fertilità.
Lo strumento musicale principale che accompagna la messa in scena è la fisarmonica, sebbene in passato pare si usasse anche il violino. Da un punto di vista della strumentazione, soprattutto nei paesi dove il bruscello era fatto da questuanti, non vi era una tradizione di strumenti musicali specifici e si tendeva a suonare lo strumento che si possedeva. Secondo la testimonianza di Marco Betti erano molto diffusi in genere strumenti a corde come mandolini, chitarre o violini, poiché facilmente trasportabili in un itinerario di questua.
Oggi la rappresentazione estiva dell’evento ha reso poi necessario il presentarsi su un palco classico, costruito per l’occasione. Originariamente invece, almeno in Alto Casentino il palco era fatto di neve: ci costruiva cioè un piccolo spazio sopraelevato affinché gli attori fossero visibili dal pubblico.”



DESCRIZIONE DELL'EVENTUALE PERCORSO – ITINERARIO

“Non diversamente da altre forme di messa in scena rituali, il bruscello era caratterizzato da un vero e proprio itinerario di questua che investiva lo spazio dell’intero paese. La processione è inoltre in rapporto diretto con la drammatizzazione e l’avvio dell’azione scenica dato che durante la processione gli attori girano attorno al bruscello, ossia all’albero fronzuto agghindato di campanelli, fino a che non viene cantato il prologo da parte di uno della compagnia. Originariamente la processione di questua vedeva il più vecchio fra i personaggi del bruscello incedere a cavallo di un somaro e attraversare il paese per raccogliere attorno a sé la compagnia del bruscello, benedicendo la folla lungo il percorso.
In Casentino prima dell’inizio della rappresentazione vera e propria un coro iniziale presenta la trama, partendo in un corteo a piedi da una distanza vicina al palco (ca. 100 metri). In tempi più remoti il corteo si svolgeva invece attraverso le vie di paese, mentre negli anni ‘70 si era soliti partire dal retro della chiesa di Casalino, non distanti cioè da dove ci si cambiava d’abito. Peculiarmente, il coro che introduce la trama e i personaggi del bruscello rappresentato canta in una melodia diversa da quella del bruscello vero e proprio.
Significativamente oggi l’itinerario di questua del bruscello viene recuperato non tanto in Casentino quanto nell’area di Montepulciano, dove da circa dieci anni viene portato in scena un ‘bruscellino’ itinerante più vicino allo spirito originario del bruscello vero e proprio. Il bruscellino si pone oggi in discontinuità con il bruscello più formale messo in scena nella piazza del paese e vuole ricreare le messe in scena sule aie. Per questo motivo il bruscellino vede una compagnia composta da circa otto-dieci persone, diversamente dall’ingente cast attoriale del bruscello poliziano. Solitamente il corteo parte alle ore 17 da piazza Garibaldi per poi sostare nelle principali piazze di Montepulciano”



APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE

L’apprendimento del bruscello è un’attività formalizzata. Attraverso laboratori teatrali e in incontri più o meno formali si manda a memoria il copione e si impara l’aria dell’ottava. Se al momento la messa in scena è limitata a cinque testi di bruscello, nulla vieta di scrivere e comporre nuovi bruscelli da rappresentare. Per il futuro si immagina l’inserimento del gruppo dei bruscellanti all’interno di un circuito di manifestazioni in cui essi sono sia promotori che partecipanti. Si verrebbe così a creare un circuito di appassionati che permetterebbe l’interscambio e la comunicazione con altri gruppi di bruscellanti di altre aree toscane. Questa attività risulterebbe così propedeutica anche alla trasmissione della cultura dell’ottava rima e dell’improvvisazione, rimettendo al centro l’importanza della cultura orale e della figura del poeta come creatore di un atto poetico che desta meraviglia e stupore.



COMUNITÀ

“Gruppo non formalizzato.Gruppo molto locale, espressione simile ma diversa rispetto ai bruscelli di Montepulciano e delle zone senesi (per quanto anche a Montepulciano si stia diffondendo un gruppo più informale legato al cosiddetto ‘bruscellino itinerante’).
Circa dodici persone, con un range di età che va da quasi trentenni a over 60. In media però il gruppo è abbastanza giovane, ed è al momento composto da persone che, per un motivo o per l’altro, avevano già dimestichezza con pratiche di palcoscenico e/o di ottava rima. Si tratta cioè di persone di tutte le età abituate però a stare sul palco e desiderose di misurarsi con uno spettacolo particolare. Non ci sono ruoli specifici legati a una persona ma sono intercambiabili.
Non esiste una associazione vera e propria. Verso il febbraio del 2018 si è messa in moto la rete di persone interessate e sono cominciate le prime prove. A questo proposito l’Ecomuseo del Casentino e la proloco di Moggiona (nelle persone di Danilo Tassini e Andrea Rossi) hanno funzionato come primo motore per mettere in contatto delle persone.”



PERSONE INCONTRATE

Sono stati incontrati in particolar modo abitanti del paese di Moggiona (Proloco di Moggiona) nel comune di Poppi e del paese di Casalino (Pratovecchio Stia), oltre ad altri interlocutori, anche fuori dal Casentino, a diverso titolo interessati e partecipanti al gruppo per la riproposizione del Bruscello.



REFERENTI

TIPO COGNOME NOME SCOLARITÀ PROFESSIONE PERIODO BIO/DESCR. DATI BIOGRAFICI STATO REGIONE PROVINCIA COMUNE LOCALITÀ
Persona Verdi Gianni Scolarità Professione 14/03/1977 Italia Toscana AR Poppi Ponte
Persona Tassini Danilo Scolarità Professione 14/03/1977 Italia Toscana AR Poppi Ponte
Persona Betti Marco Scolarità Professione 14/03/1977 Italia Toscana AR Poppi Ponte
Persona Miani Luca Scolarità Professione 14/03/1977 Italia Toscana AR Poppi Ponte
Persona Fabbroni Stefano Scolarità Professione 14/03/1977 Italia Toscana AR Poppi Ponte
STATO DI SALUTE - MINACCE E RISCHI - BISOGNI

“Sebbene il rischio effettivo riguardi la sparizione dei contesti di ambientazione delle storie, non si vedono però grandi pericoli riguardanti la trasmissione della tradizione. Il rischio latente riguardante la perdita della voglia di farsi raccontare una storia o del venire meno di una comunità e infatti un problema più generale, non riguardante solo il bruscello. Il rischio più prossimo può però riguardare l’ottava rima. La perdita di un’abitudine all’ascolto e di un decadimento generale della cultura metrica potrebbe infatti confinare questa forma di arte poetica a una riserva indiana. Purtuttavia, il riconoscersi come membri di una data quotidianità e il dare un senso di identità e continuità alla propria identità locale può fungere da motivo catalizzatore per il mantenimento della tradizione.
È però importante sottolineare come anche le modifiche dell’assetto sociale dei piccoli borghi possono intaccare la sopravvivenza del bruscello. A questo proposito è stato più volte ricordato il ruolo di collante sociale svolto dalle botteghe locali. Così a Moggiona la sopravvivenza della bottega permette di gestire facilmente il flusso di pubblico garantendo la somministrazione di cibo e bevande; diversamente a Casalino la chiusura dell’ultima bottega, oltre ad aver significato la scomparsa di un luogo di aggregazione, rende molto difficile la possibilità di una messa in scena. La frazione di Casalino non offre infatti servizi simili, per cui anche solo le prove della messa in scena implicano che ci sia un gruppo di volontari a disposizione per la preparazione del cibo.”



ATTIVITÀ DI VALORIZZAZIONE

“Al momento non vi sono misure istituzionali per la salvaguardia. Buone pratiche istituzionali possono però provenire con il tramite di associazioni che promuovono attivamente il recupero a livello regionale, come l’Ecomuseo del Casentino. Durante la pandemia di COVID-19 il bruscello non è stato interrotto ma ha trovato nuovi modi per essere esercitato. In questo modo nell’agosto 2020 è stato possibile mettere in scena un bruscello recentemente ritrovato a Moggiona, Il barbiere di Siviglia.
Nelle parole dei bruscellanti, aver dovuto adattarsi per poter mettere comunque in scena lo spettacolo, è stato visto come una sfida che si è voluto comunque affrontare, come si legge nelle parole di Gianni Verdi:
“In maniera totalmente clandestina nel senso che la proloco di Moggiona s’è presa la responsabilità di organizzare una serata […] l’evento ovviamente non e stato pubblicizzato, però siccome era stato ritrovato il testo del Barbiere ci hanno chiesto di rappresentarlo e noi lo abbiamo fatto volentieri, soltanto che la proposta era arrivata in inverno prima della pandemia e noi ci siamo ritrovati a fare le prove nelle condizioni peggiori possibili, quindi senza potersi riunire e ritrovare”.
La nuova situazione, che impediva di svolgere regolarmente le prove nei soliti spazi al chiuso, ha dato inoltre vita a situazioni particolari che, contro ogni aspettativa, hanno contribuito a riavvicinare la comunità al bruscello e all’ottava rima. Come racconta Luca Miani, un incidente di percorso legato a delle prove all’aperto, ha trasformato una situazione di difficoltà in un momento di aggregazione: “Noi provavamo a Poppi per gentile concessione in una sede di una associazione locale, poi uno dei membri si dimenticò di portarci le chiavi e allora noi provammo in piazza.[…] Attirammo anche l’attenzione delle persone, secondo me fare anche un po’ di prove zingare non sarebbe tutto sommato male con l’aiuto del caldo, senza creare assembramenti, si trovano quelle dieci, quindici persone e si passa un momento piacevole, poi quando il nostro Marco e l’altro Marcaccio sono ispirati riescono a tirare fuori dei duelli sugli stornelli sulle ottave che sono molto molto belli”. A tale proposito anche Gianni Verdi racconta di una serata particolare con delle prove all’aperto, che ha confermato l’idea, già latente nel gruppo, di prendere a noleggio uno spazio aperto come un’aia per rappresentare il bruscello: “Quando si provava fuori a Corsalone ovviamente c’era chi ci guardava stranamente, però c’era anche gente che in qualche modo era curiosa. Quest’idea di prendere uno spazio grande privato di uno di noi a disposizione è un modo di riportare uno spettacolo nell’aia perché poi alla fine queste cose so’ nate un po’ lì… quella sera che Luca ha raccontato il bello fu vedere arrivare la gente, […] ci si trovò fuori e a quel punto si canta! Prima vennero i bambini, poi i genitori, poi nonni. [Il bruscello] va riportato in questi contesti qui per lavorare, sennò s’è fatto una bella iniziativa di riscoperta fine a sé stessa.””



ATTIVITÀ DI SALVAGUARDIA



MISURE DI SALVAGUARDIA



PARTECIPAZIONE (FRUIZIONE) - COMUNICAZIONE

Azione principale per la valorizzazione di questa forma di teatro popolare è, al momento, la messa in scena reiterata e istituzionalizzata del bruscello ogni agosto. In futuro sarebbe però auspicabile la creazione di un luogo fisico che funga da archivio per raccogliere tutta la documentazione riguardante il bruscello. La creazione di uno spazio espositivo dedicato alla memoria del bruscello permetterebbe così la catalogazione e la fruizione di diversi materiali già ora presenti, come fotografie, libretti, filmati ecc. La rimessa in circolo e la riattivazione di una forma di sapere ha permesso l’accendersi di molte e nuove luci, non solo a Casalino. La creazione di un primo luogo fisico potrebbe così essere un punto di avvio per creare una rete più estesa di luoghi dedicati al bruscello, non solo ed esclusivamente in Casentino, bensì in tutte le aree toscane in cui questa pratica è diffusa.
A questo proposito è auspicabile un raccordo con la rivitalizzazione del bruscello itinerante, detto anche ‘bruscellino’, che viene portata avanti oggi nell’area di Montepulciano attorno alla figura di Franco Romani. Il bruscellino ha infatti come intento la rivitalizzazione e la valorizzazione di una forma originaria del bruscello intesa come legata alle aie e alla tradizione mezzadrile.



EDUCAZIONE - RICERCA AZIONE DELLE SCUOLE



PROTEZIONE GIURIDICA



NOTE METODOLOGICHE DOCUMENTAZIONE

La scheda è stata redatta seguendo due percorsi. Da un lato si è condotta una ricerca bibliografica consultando i principali testi di riferimento dedicati al bruscello e, più in generale, al teatro popolare toscano; ben più importante è stata però la parte relativa alla ricerca sul campo e alla raccolta di interviste. La prima campagna è cominciata nell’estate del 2020 ed è legata alla rappresentazione del bruscello de Il barbiere di Siviglia, a Moggiona. In quel contesto sono stati presi i contatti con la comunità dei bruscellanti, che hanno poi partecipato attivamente alla ricerca sul campo. Nel settembre 2020 sono state raccolte inoltre delle interviste a Casalino e Moggiona a cui hanno partecipato testimoni della memoria storica locale; non tanto bruscellanti, quanto abitanti del luogo che ancora conservavano memoria delle messe in scena. Il materiale di corredo è stato raccolto grazie alla collaborazione dei bruscellanti e grazie a uno spoglio approfondito del materiale custodito presso La banca della memoria.



ALLEGATI - FOTO

AUTORE TITOLO DATA LUOGO FOTO
Autore Anni 50 data luogo
Autore Bruscello anni 70 data luogo
Autore bruscello Casalino anni 70 data luogo
Autore Bruscello Chiapparanocchi 1976 data luogo
Autore Bruscello I Nobili 1976 2 data luogo
Autore Bruscello I Nobili 1976 data luogo
Autore Bruscello preparativi data luogo
Autore Bruscello Pratovecchio 1981 data luogo
Autore 2018 data luogo
Autore 2018 data luogo
Autore 2018 data luogo

ALLEGATI - VIDEO

AUTORE TITOLO DATA LUOGO VIDEO
Rossi bbb 15.15.2010 Poppi

ALLEGATI - DOCUMENTI

AUTORE TITOLO DATA LUOGO DOCUMENTO
Autore Testo Belinda Bruscello data luogo SCARICA

NOTE METODOLOGICHE PROCESSO DI INVENTARIAZIONE

La compilazione della scheda è stata possibile grazie a una continua coordinazione con il gruppo dei bruscellanti e alla loro attiva partecipazione alle riunioni. La scheda è frutto così di un vero e proprio lavoro di gruppo che, avviato nell’estate del 2020 proprio in occasione della messa in scena a Moggiona del bruscello Il barbiere di Siviglia, è poi proseguito nel corso dei mesi seguenti tramite videochiamate e focus groups. Alle riunioni coordinate da Rosalba Nodari che si sono susseguite nel corso di tutto il 2021 hanno partecipato sia la coordinatrice del progetto dell’Atlante del patrimonio immateriale del Casentino e della Valtiberina Valentina Zingari, sia i bruscellanti Gianni Verdi, Marco Betti, Stefano Fabbroni, Lenny Graziani, Filippo Massaro, Alberto Marioni, Luca Miani. Ogni punto della scheda è stato discusso in gruppo, e le diverse versioni della scheda sono state fatte circolare per poter essere lette, corrette e modificate da tutti i membri della comunità dei bruscellanti. In parallelo alle riunioni è stato condotto un lavoro di approfondimento bibliografico sia tramite consultazione dei principali testi disponibili dedicati al bruscello, sia attraverso i contatti con l’antropologo Mariano Fresta, che negli anni ha dedicato buona parte del suo lavoro di ricerca sul campo proprio al bruscello. Grazie all’aiuto del prof. Fresta e a un costante scambio epistolare è stato possibile affrontare e approfondire le note storiche relative alla rappresentazione teatrale del bruscello e ai suoi rapporti con le altre forme di teatro popolare toscano.



DIRITTI E CONSENSO DELLA COMUNITÀ

Il consenso libero e informato è stato raccolto cercando di unire le necessità burocratiche delle normative ai desideri della comunità, che in questa scheda hanno visto una possibilità di raccontare e raccontarsi come membri attivi di tradizione viva. Ogni partecipante ha così firmato una liberatoria che ha provveduto a inviare liberamente all’Ecomuseo del Casentino. Per le suddette ragioni la scheda ha rispettato le sensibilità dei portatori della tradizione che hanno partecipato alla compilazione, permettendo a ognuno di esprimere in maniera collegiale e collettiva la propria visione dell’oggetto immateriale qui raccontato.



AUTORE DELLA SCHEDA

Rosalba Nodari



SUPERVISORE SCIENTIFICO

Valentina Zingari



AGGIORNAMENTO DELL'INVENTARIO



SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA

Aruch, Aldo. “Per l’origine di ‘bruscello’”. Lares, 4 (1), 1915, pp. 69.74
Baldini, Eraldo. Sotto il segno delle corna. San Martino, la “festa dei becchi” e lo “charivari” in Romagna. Cesena: Il Ponte Vecchio, 2017.
Farsetti, Katia. Quattro bruscelli senesi. Firenze: Landi, 1899.
Fresta, Mariano. “Il bruscello e la vecchia nel sud della provincia di Siena”. Lares, 45 (4), 1979, pp. 531-557.
Fresta, Mariano. Vecchie segate e alberi di maggio. Montepulciano: Editori del Grifo, 1983.
Fresta, Mariano. “Del concetto di teatro popolare”. Toscana Folk, a. X, 11, 2006, pp. 15-20.
Ganz Hans Ulrich. “I due bruscelli più antichi”. Lares, 28 (1-2), 1962, pp. 37-57.



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