DENOMINAZIONE LOCALE
Cantar Maggio o Canta’ Maggio
AREA GEOGRAFICA LUOGO
Stato: Italia
Regione: Toscana
Provincia: Arezzo
Comune: Chiusi della Verna
Località: Vallesanta cioè Biforco, Rimbocchi, Corezzo, Val della Meta
NOME
Vallesanta
DESCRIZIONE
La Vallesanta è’ una valle che si può definire “chiusa” dal punto di vista dell’accesso stradale, poiché fuori dalle vie principali di collegamento, mentre “aperta” per l’orizzonte geografico e naturale. Vi sono almeno cinque insediamenti umani di lunga storia: Biforco, Rimbocchi, Corezzo, Val della Meta, Frassineta. Il centro urbano di riferimento è Bibbiena che dista, a seconda del borgo, venti/trenta minuti di auto lungo una strada che si snoda attraverso splendidi boschi. E’ una valle laterale dell’Arno la cui identità è ben distinta sia dal Casentino sia dal paese Chiusi della Verna, a cui però appartiene da un punto di vista amministrativo. In tutte le epoche passate il legame con la Romagna, terra appena dietro il crinale dei monti, è stato molto forte, con importanti scambi sia di beni materiali sia di elementi culturali.
La Vallesanta dunque si profila così come terra di confine, definita dalle altre identità, dagli altri “mondi”, uno spazio geografico all’esterno del quale si trova Chiusi, da un lato, e Badia dall’altro, paesi che appartengono già ad altri orizzonti.
MAPPE
PERIODICITÀ E OCCASIONI
Il tempo in cui si pratica questa tradizione ritorna una volta all’anno, ai primi giorni di maggio, un sabato e domenica scelto in conseguenza ad aspetti tecnici e organizzativi. Un po’ per il meteo, un po’ per i tanti e diversi impegni delle persone: quelli che giocano al calcio, quelli che hanno appuntamenti sportivi. Sempre comunque entro la prima metà del mese.
NOTIZIE STORICO-CRITICHE
Fino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso la notte tra il trenta aprile e il primo maggio si usava in Vallesanta la tradizione rituale itinerante in cui un gruppo di giovani uomini cantava strofe augurali per la primavera con uno specifico e antico canto di serenata amorosa, visitando tutte le case dei borghi. E’ una tradizione che con tante diversità coinvolge, o coinvolgeva, quasi tutto l’Appennino settentrionale e centrale: un canto alla vita e alla primavera. Dalle testimonianze orali si deduce che in passato fossero tanti i gruppi di cantori ma che questi fossero costituiti dai membri delle filarmoniche, delle bande che avevano un ruolo predominante nella vita culturale dei borghi. Da fine degli anni Settanta del secolo scorso i gruppi dei borghi di Vallesanta hanno smesso di praticare questa tradizione, mentre ancora per diversi anni è stato il gruppo dei canterini di Badia Prataglia che è “sceso” per i borghi della Vallesanta più vicini a loro: Val della Meta, Frassineta e Corezzo.
SINTESI - ABSTRACT
I bambini e i ragazzi della valle dopo aver fatto alcune prove si ritrovano per girare i quattro paesi e a cantare in una o più tappe davanti ad un luogo frequentato: può essere una casa dove vivono più famiglie o davanti ad un bar, o ad un circolo o nella piazza direttamente. Cantano diversi canti propri della tradizione del Maggio, accompagnati da suonatori adulti e da tanti amici e genitori che seguono la carovana in auto.
E’ una tradizione di questua legata all’arrivo della primavera quindi è un segnale per tutti che la stagione cambia ed è finito l’inverno. In questo modo gioioso è come se si riconoscesse tutti insieme l’arrivo della bella stagione: divertimento, aggregazione, una bella giornata tutti insieme, perché veramente partecipano tutte le fasce d’età, tutte le tipologie di persone, diverse per idee e per stili di vita. Poi l’elemento itinerante caratterizza molto questa tradizione, infatti una delle caratteristiche è proprio quella di spostarsi da un luogo all’altro tutti assieme. Ciò crea qualcosa di particolare che lega molto tutti: fa da collante tra le persone. Le tappe sono fisse e le persone attendono la visita con desiderio e gioia. I bambini preparano i fiorellini nei cestini di vimini più bellini possibile e danno i cestini in cambio di doni, di solito dolci o salatini e bevande, che di solito vengono consumate in parte sul pulmino e in parte a scuola nei giorni seguenti. Quando questa esperienza del Cantamaggio in Vallesanta ha ricominciato ad esistere, cioè una ventina di anni fa, dopo un’interruzione di trenta/quarant’anni, era legata quasi esclusivamente ai bambini. Col tempo alcuni adulti si sono aggiunti come suonatori per accompagnare musicalmente i bimbi e così piano piano è diventata un’esperienza attiva di tipo intergenerazionale. In più il gruppo dei suonatori si ritrova tutto l’anno a fare musica insieme, a suonare per le feste e per i balli. Il Maggio per noi quindi ha permesso, come stimolo un nuovo fermento culturale. Esiste dunque un rapporto stretto tra il gruppo dei suonatori e la tradizione del Maggio: da un lato questo ne guadagna in ricchezza di forme e bellezza , dall’altro è grazie al Maggio che esiste così un gruppo di musica che attiva creativamente la vita culturale in Vallesanta.
ALTRE TRADIZIONI/ELEMENTI IMMATERIALI ASSOCIATI
Diversi aspetti creativi vengono messi in campo in questa tradizione: canti e musiche ed elaborazione manuale per i cestini con i fiori.
Per quanto riguarda i canti inizialmente questa tradizione era ripartita dal lavoro nella scuola elementare con le interviste ai nonni, nello specifico a Corezzo. Il canto dunque era uno solo, quello conosciuta e praticato prima dell’interruzione.
Qui di seguito una versione con le strofe di richiesta di beni composte in questi anni in cui il maggio è stato cantato con i bambini:
“Ben trovata segnoria
la veniamo a salutare
ecco maggio in compagnia
che fa il mondo rallegrare
se ci date le caramelle
diventerete tutte belle
Se non ci date un’aranciata
si finisce la canatata
se non ci avete le patatine
vanno bene anche le gommine”
Poi con la ricerca di Hans Siedl abbiamo imparato altri canti fino a costituire il repertorio attuale. In tutta la valle, anche se non è stato cantato per tanto tempo, è sempre stata una tradizione molto sentita da tutti e così quando vent’anni fa ha ricominciato ad esistere seppur con tante cose diverse da prima, è stata accolta con entusiasmo e passione.
Per l’aspetto di scambio di doni alimentari nel Maggio fatto tanti anni fa, come il canto dice, si trattava soprattutto di uova e salami. Essendo ripartita la tradizione con il gruppo che canta costituito da bambini all’inizio c’erano solo caramelle, dolci, salatini e bevande analcoliche. Negli anni successivi con la partecipazione attiva anche degli adulti come suonatori e canterini è ricomparso il vino e salati di altro genere.
SPAZI, OGGETTI E STRUMENTI/ELEMENTI MATERIALI COLLEGATI
Sicuramente i mazzolini di fiori che vengono prima preparati e poi donati dai bambini alle famiglie ospitanti rappresentano un elemento non trascurabile, seppur introdotto dai medesimi bambini pochi anni fa. I bambini arrivano a scuola la mattina con dei cestini che preparano loro.
Anche i cappelli vengono adornati di fiori.
Un oggetto importante è lo scuolabus che in questa occasione svolge un ruolo straordinario, ma funzionale all’esperienza di oggi.
Gli spazi ideali sono quei luoghi all’aperto che permettono di incontrarsi e di stare insieme ma che hanno anche la possibilità di ripararsi in caso di pioggia.
DESCRIZIONE DELL'EVENTUALE PERCORSO – ITINERARIO
Val della Meta, Corezzo, poi Rimbocchi e Biforco. Il percorso termina a Biforco per più motivi; innanzitutto perché ci vive la maggioranza delle famiglie con bambini e poi perché c’è il circolino che offre spazi aperti ma anche eventualmente coperti. Tendenzialmente Lo schema delle soste è dettato da motivi di tipo relazionale. Ad esempio a Corezzo ci sono due locali e dunque si sosta davanti ad ognuno dei due luoghi di aggregazione pubblica, ne derivano così le tappe principali del percorso. A Val della Meta tempo fa erano due i poli sociali di riferimento e così anche in quel caso è avvenuta naturalmente di omaggiare le due componenti della comunità. Anche a Rimbocchi si effettuano due tappe mentre a Biforco una sola. Dunque le soste del percorso vengono valutate in termini di opportunità sociale. Dove c’è qualcuno che ha piacere di ricevere la visita del Cantamaggio ma per svariati motivi non può muoversi, per esempio per anzianità, il percorso viene integrato con queste ulteriori tappe.
APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE
L’apprendimento avviene in forma diretta praticando tutti gli anni l’esperienza. Facendo riferimento alla scuola (molto piccola e con le caratteristiche di proprie di una scuolina di montagna) il rapporto con la tradizione passa dal rapporto stesso con il paese e il suo ambiente sociale (a scuola provano i canti). Per i suonatori avvengono prove serali dell’orchestra.
COLLEGAMENTO SCHEDE
La Cenavecchia di Badia Prataglia
PERSONE INCONTRATE
Hans Siedl
Silvia
Davide
STATO DI SALUTE - MINACCE E RISCHI - BISOGNI
La tradizione nella forma attuale gode di buona salute e partecipazione. Ciò che a volte minaccia queste tradizioni e che rischia di minare la qualità dell’esperienza è la tendenza a chi non apprezza di mettere in ridicolo e sbeffeggiare l’azione rituale. Proprio per questo il compito di chi apprezza è sostenere e continuare a goderne e a farne godere gli altri.
Un altro rischio che si può correre è di rendere di dominio troppo pubblico questa pratica accendendo troppo i riflettori su essa. In un momento storico come questo in cui tutto viene raccontato e rappresentato ancor prima di essere vissuto, può succedere allora che chi agisce una pratica sociale come questa non lo faccia più per sé ma per essere visto dagli “altri”, si sentirebbe sempre osservato o ancor peggio valutato sulla base di quanto riscontro sociale ottiene. Tutto questo ne svilirebbe il significato, ad esempio nella società mediatica in cui il primo valore condiviso è apparire, l’uso della definizione di “evento” dato dai media ad una tradizione rituale, seppur in buona fede, cambia la prospettiva con cui gli stessi protagonisti la vivono. Un rischio che invece potrebbe giungere per controparte è che questa vicenda possa spegnersi per mancata condivisione e partecipazione delle persone.
Per ora la partecipazione di fatto coinvolge tutti quelli che abitano in Vallesanta perché anche se non amano questa musica vengono comunque coinvolti e “trascinati” per seguire i propri figli, e dunque poi apprezzano i risvolti di socialità che emergono.
ATTIVITÀ DI VALORIZZAZIONE
Il Cantamaggio della Vallesanta ha collaborato alla pubblicazione di “E’ quella d’anno se la conoscete” e ai progetti dell’Ecomuseo.
SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA
Clemente P., 1982, I canti di questua: riflessioni su un’esperienza in Toscana, in “La ricerca folclorica”, Brescia;
Fresta M., 1983, Vecchie segate e alberi di maggio, Il Grifo, Montepuciano (Si)
Gatteschi M., 2004, Il canto popolare aretino, la ricerca di Diego Carpitella, Le Balze, Arezzo
Magistrali M., 2012, E’ quella d’anno se la conoscete, Tradizioni rituali itineranti in Casentino, Ecomuseo, Poppi (Ar)