DENOMINAZIONE LOCALE

La Cenavecchia

AREA GEOGRAFICA LUOGO

Stato: Italia

Regione: Toscana

Provincia: Arezzo

Comune: Poppi

Località: Badia Prataglia

NOME

Valle del Casentino, Comune di Poppi, Località Badia Prataglia.



DESCRIZIONE

Il Casentino è una delle quattro vallate principali della provincia di Arezzo; è la valle in cui scorre il primo tratto del fiume Arno. Badia Prataglia è una frazione del comune di Poppi in Casentino; conta 784 abitanti (al 2019) ed è situata al confine tra la Toscana e la Romagna, poco sotto al passo dei Mandrioli, una delle storiche vie di comunicazione tra queste due regioni. Immerso nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi il paese è tradizionalmente diviso in “Castelletti”, agglomerati di case a distanza l’uno dall’altro.



MAPPE


PERIODICITÀ E OCCASIONI

La tradizione della Cenavecchia ha luogo alla vigilia dell’Epifania, nel tardo pomeriggio del 5 Gennaio, quando il buio della notte avvolge i Castelletti.



NOTIZIE STORICO-CRITICHE

Questa ritualità trasmessa per via orale si lega al tradizionale ciclo festivo invernale e alla festa dell’Epifania. Dalla memoria degli anziani sappiamo che i gruppi di canterini sono sempre stati costituiti da bambini e da ragazzini. Fino agli inizi del nuovo secolo i gruppi si costituivano spontaneamente senza l’intervento degli adulti organizzandosi tra familiari e amici, i più grandi (fino circa ai 12/13 anni) avevano il ruolo di responsabili dei più piccoli (anche di 4 anni) poiché i gruppi giravano da soli per i Castelletti in una delle notti più fredde dell’anno, spesso tra ghiaccio e neve, cantando, facendo baccano, con i voti anneriti (utilizzando per scurirsi un tappo di sughero bruciato) mascherati con abiti smessi dagli adulti presi dai vecchi bauli. Gli adulti nelle case, ricevuta la visita scambiavano gli auguri con un compenso in “picce” (fichi secchi) e mandarini.



SINTESI - ABSTRACT

A Badia Prataglia, la sera tra il 5 ed il 6 Gennaio, festa dell’Epifania, ogni famiglia interrompe la quiete della sera che in un contesto ordinario non appartiene al gioco dei bambini, per celebrare questa tradizione. Grazie alla collaborazione degli adulti, i bambini girano per il paese vestiti da ‘Befani’, visitano le case del paese mascherati con abiti vecchi (anch’essi tramandati nel tempo), truccati in volto, intonando il canto proprio della Cenavecchia e chiedendo con esse caramelle, monete o oggetti di altro tipo.

La funzione sociale della Cenavecchia, in passato come nel presente, (anche se in modalità molto diverse dal passato) è la coesione sociale che ne deriva: oggi come un tempo Badia Prataglia è caratterizzata da comunità dai tratti culturali peculiari che distinguono tra loro i vari Castelletti, contribuendo a produrre divisioni interne.

Un elemento fondamentale del rituale è infatti la fiducia nella collettività, che si esprime nel lasciare i bambini girare di notte per le strade del paese. Un tempo, le case dei castelletti aprivano infatti le loro porte a tutti, anche ai bambini provenienti da altri castelletti.

In epoca contemporanea, nonostante la suddivisione in castelletti non sia più così sentita, la festa rappresenta una continuità con il forte passato montanaro, le cui tradizioni aiutano la comunità a restare unita. Pur essendo una tradizione che ha luogo nelle vie del paese, si organizza materialmente nel contesto familiare; è in famiglia che viene agevolata e facilitata l’organizzazione dei gruppi di bambini che poi andranno per le case, vestiti da Befani, a chiedere caramelle o monete.

Queste tradizioni e riti di passaggio strutturano la vita della comunità: segnano uno dei momenti di passaggio nel ciclo dell’anno e delle stagioni, rinforzando il sentimento di appartenenza della comunità ed il legame alla propria cultura.



ALTRE TRADIZIONI/ELEMENTI IMMATERIALI ASSOCIATI

Riportiamo qui in seguito le strofe della Cenavecchia cantate dai bambini nel loro giro per le strade del paese, suddivisa in tre parti fondamentali. le prime due sono intonate sullo stesso modulo melodico, in endecasillabi adottato anche nel versante romagnolo per gli stornelli cantati alla Pasquella (tradizione di questua per l’Epifania). La terza cambia metrica e motivo melodico e corrisponde a una parte ballata dai Befani in cerchio con il carattere della Trescarella.

La prima parte contiene la richiesta di permesso:

“ Padron di casa vi chiediam permesso

se in questa casa ci si pole entrare

se in questa casa ci si pole entrare

 

se ci si pole entrare apri l’ingresso

padron di casa vi chiediam permesso

padron di casa vi chediam permesso

 

ecco la Cenavecchia è ritornata
è quella d’anno se la conoscete

è’ quella d’anno se la conoscete

 

 

il testo prosegue in una seconda parte che contiene strofe burlesche sulla figura della Befana e sulla richiesta di doni:

e se ci date un bucchiolin di lana

pè risettar le calze alla Befana

 pè risettar le calze alla Befana

 

e se ci date un bucchiolin de stoppa

pè rinsettar la vecchia ‘n dà l’è rotta

pè rinsettar la vecchia ‘n dà l’è rotta

 

l’è barullata giù peer un burrone

e la s’è rotta l’osso del groppone

e la s’è rotta l’osso del groppone

 

l’è barullata giù per una valle

e la s’è rotta l’osso delle spalle

e la s’è rotta l’osso delle spalle

 

La terza parte cambia metrica, melodia e inserisce i temi propri delle “pastorelle” natalizie:

pastorelli pastorelli

che passate prati e ruscelli

con in braccio la cornamusa

e la pace s’è diffusa

trallallero trallallà

trallallero trallallà



SPAZI, OGGETTI E STRUMENTI/ELEMENTI MATERIALI COLLEGATI

Per questa tradizione i bambini indossavano ed indossano abiti vecchi e sporcati volontariamente per travestirsi da Befani. Anche questi vestiti così come la tradizione venivano e vengono tramandati all’interno delle famiglie.



DESCRIZIONE DELL'EVENTUALE PERCORSO – ITINERARIO

Per questa tradizione i bambini indossavano ed indossano abiti vecchi e sporcati volontariamente per travestirsi da Befani. Anche questi vestiti così come la tradizione venivano e vengono tramandati all’interno delle famiglie.



APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE

Le attività di trasmissione sono in primo luogo portate avanti dagli abitanti e dalle famiglie di Badia Prataglia. Nel piccolo paese montano hanno poi vitale importanza le associazioni e le cooperative che si impegnano a riproporre ogni anno le attività sopracitate. Tra questi citiamo la Pro Loco, la Cooperativa Oros e l’Ecomuseo del casentino, che da anni supportano il processo di trasmissione.



COLLEGAMENTO SCHEDE

Le attività di trasmissione sono in primo luogo portate avanti dagli abitanti e dalle famiglie di Badia Prataglia. Nel piccolo paese montano hanno poi vitale importanza le associazioni e le cooperative che si impegnano a riproporre ogni anno le attività sopracitate. Tra questi citiamo la Pro Loco, la Cooperativa Oros e l’Ecomuseo del casentino, che da anni supportano il processo di trasmissione.



COMUNITÀ

Gli attori principali in questa tradizione sono i bambini. Le famiglie del paese hanno ruolo importante nell’organizzazione della Cenavecchia. Grazie ai racconti, ai canti e alle foto viene tramandata questa usanza ai bambini, che ogni anno la rivivono.

La Pro Loco di Badia Prataglia ha oggi un ruolo importante nell’organizzazione di questo rituale.

L’Ecomuseo del Casentino dal 2015 ha promosso il progetto ‘’Ritualità itineranti e di Passaggio’’, dando supporto e coordinamento alle iniziative realizzate grazie all’impegno delle associazioni locali.



PERSONE INCONTRATE

  • Oros Cooperativa
  • Bronchi Bruno, artigiano del legno



REFERENTI

TIPO COGNOME NOME SCOLARITÀ PROFESSIONE PERIODO BIO/DESCR. DATI BIOGRAFICI STATO REGIONE PROVINCIA COMUNE LOCALITÀ
Persona Bronchi Bruno Pensionato, ex artigiano del legno Bisnonno di un alunno della Scuola Elementare di Badia Prataglia, il signor Bronchi è stato invitato a scuola nell’ambito del progetto “Le comunità educanti del Casentino e della Valtiberina” ed è stato intervistato dagli alunni che hanno posto domande sulla sua professione e sulle tradizioni del Paese di Badia Prataglia. Italia Toscana Arezzo Poppi Badia Prataglia
Associazione Cooperativa Oros Óros è una società cooperativa a responsabilità limitata composta da persone di formazione ed esperienze diverse: esperti in comunicazione, educazione ambientale, conoscenza e promozione del territorio. Il nome Óros indica etimologicamente la montagna sacra. Il territorio nel quale intende operare la cooperativa è infatti caratterizzato da molti luoghi mistici che hanno segnato la storia del Casentino in generale e del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi in particolare: dal Monte Sacro della Verna dove San Francesco ricevette le stimmate, dal Monte Falterona con il Lago degli Idoli, il cui mistero ancora oggi suscita suggestione ed interesse al visitatore, all’Eremo di Camaldoli anch’esso sorto su una montagna come luogo di preghiera, di riflessione e di accoglienza. Dott. Francesca Tosi (Amministratore) Patrizia Rosai (Vicepresidente) Dott. Roberta Tosi (Presidente). Italia Toscana Arezzo Pratovecchio Stia Pratovecchio
STATO DI SALUTE - MINACCE E RISCHI - BISOGNI

Dagli anni Sessanta e Settanta, lo spopolamento delle campagne e delle montagne ha fatto sì che una parte del mondo contadino a cui sono legate queste tradizioni sparisse. Con la scomparsa delle comunità educanti, si rischia che queste tradizioni non abbiano il tempo o le modalità necessarie per essere tramandate.



ATTIVITÀ DI VALORIZZAZIONE

L’Unione dei Comuni montani del Casentino e l’Ecomuseo del Casentino fin dal 2003 ha mostrato attenzione alle tradizioni orali del territorio sostenendo attivamente ed economicamente progetti di documentazione e ricerca portati avanti su incarico dall’ Ass. La leggera (sostenuti inizialmente dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna). Nel 2012 è stata realizzata la pubblicazione libro/cd “E’ quella d’anno se la conoscete. Tradizioni rituali itineranti in Casentino” curata da Marco Magistrali a cui hanno collaborato attivamente le comunità interessate, con Badia Prataglia attiva in prima linea. Dal 2015 questa rete di comunità si è consolidata attraverso il progetto ‘’Ritualità itineranti e di passaggio’’, creando momenti di riflessione, approfondimento e scambio, azioni di sensibilizzazione nelle scuole, mostre fotografiche.

La strategia aree interne Casentino – Valtiberina ha attivato dal 2018 il progetto ‘’Le Comunità Educanti del Casentino e della Valtiberina’’, che tramite la creazione di questo atlante contribuisce alla valorizzazione e alla salvaguardia di queste pratiche culturali attraverso il loro censimento e la loro restituzione in momenti d’incontro e in formato digitale.



PARTECIPAZIONE (FRUIZIONE) - COMUNICAZIONE

Diverse attività di valorizzazione sono oggi coordinate e animate dalla Proloco e dalle associazioni locali, in un progressivo processo di ‘’istituzionalizzazione’’. Grazie alla Pro Loco ed altri attori locali queste tradizioni conoscono forti trasformazioni: la tradizione delle Sette Merende passa da una dimensione familiare ad una collettiva, così come gli stornelli che i giovanotti cantavano in occasione del Canta Maggio hanno assunto, negli anni, nuovi temi e nuovi significati.



EDUCAZIONE - RICERCA AZIONE DELLE SCUOLE

La Strategia Aree Interne Casentino-Valtiberina ha attivato dal 2018 il progetto “Le comunità educanti del Casentino e della Valtiberina” che tramite la creazione di un Atlante del patrimonio culturale immateriale contribuisce alla valorizzazione e alla salvaguardia di queste tradizioni, creando momenti di incontro e suscitando progettualità, favorendo nelle nuove generazioni competenze riguardo al loro patrimonio.
In ambito di questo progetto, l’Ecomuseo e gli esperti locali, nei primi mesi del 2020 hanno tenuto degli incontri all’interno della Scuola Primaria del Paese.



NOTE METODOLOGICHE DOCUMENTAZIONE

Il lavoro di inventario ha come primi protagonisti le “comunità, i gruppi e gli individui”, le cui vive tradizioni costituiscono il patrimonio culturale immateriale del Casentino. Nell’ambito del progetto “Atlante del patrimonio culturale immateriale di Casentino e Valtiberina” il lavoro con le scuole è stato fondamentale. Numerose testimonianze e interviste sono frutto della ricerca della Scuola Primaria di Badia Prataglia (anno scolastico 2019/2020) e delle sue insegnanti che hanno organizzato con gli alunni delle interviste dettagliate ad alcuni personaggi storici di Badia: ai nonni, ai rappresentanti della Pro Loco; Tutte le interviste sono state poi rielaborate dai bambini e documentate con foto e video. Il lavoro di documentazione è stato completato attraverso la ricerca e lo studio dei volumi… La comunità di Badia Prataglia si è resa disponibile per raccontare/documentare la propria esperienza.



ALLEGATI - FOTO

AUTORE TITOLO DATA LUOGO FOTO
Raccolta Fotografica Proloco Badia Prataglia. 5 Gennaio 1989 Badia Prataglia
Massimo e Erica Tabella. 5 gennaio 2016 Badia Pratglia
Massimo e Erica Tabella. 5 gennaio 2016 Badia Pratglia
Massimo e Erica Tabella. 5 gennaio 2016 Badia Pratglia
Massimo e Erica Tabella. 5 gennaio 2016 Badia Pratglia
Massimo e Erica Tabella. 5 gennaio 2016 Badia Pratglia
Massimo e Erica Tabella. 5 gennaio 2016 Badia Pratglia
Massimo e Erica Tabella. 5 gennaio 2016 Badia Pratglia
Vittorio Belli 5 Gennaio 2015 Badia Pratglia
Vittorio Belli 5 Gennaio 2015 Badia Pratglia

NOTE METODOLOGICHE PROCESSO DI INVENTARIAZIONE

La scheda d’inventario è stata compilata da Chiara Picinotti, integrando la documentazione delle raccolta dagli Istituti Comprensivi locali, le interviste (svolte in presenza e poi telefonicamente causa Covid – 19) con la bibliografia, condividendo con le Associazioni il lavoro in corso d’opera e chiedendo la loro collaborazione nella scrittura. Le associazioni hanno inserito, modificato e aggiornato la scheda nei mesi della compilazione, che è infine stata revisionata dai supervisori scientifici.



DIRITTI E CONSENSO DELLA COMUNITÀ

Liberatorie.



AUTORE DELLA SCHEDA

Chiara Picinotti



SUPERVISORE SCIENTIFICO

Valentina Lapiccirella Zingari, Marco Magistrali



SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA

Clemente P., 1982, I canti di questua: riflessioni su un’esperienza in Toscana, in “La ricerca folclorica”, Brescia;
Fresta M., 1983, Vecchie segate e alberi di Maggio, Il Grifo, Montepulciano (Si)
Magistrali M., 2012, E’ quella d’anno se la conoscete, Tradizioni rituali itineranti in Casentino, Ecomuseo, Poppi (Ar)
Priore D., 1985, La Befanata e la Zingaretta nel Valdarno Superiore, testo della conferenza tenuta il 22 giugno 1984 presso la Biblioteca comunale di Terranuova Bracciolini (Ar), Terranuova Bracciolini (AR)



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